la
dimensione verticale del nostro “fare”
impiegati,
artigiani, manager, casalinghi e disoccupati. Scale di valori,
gerarchie, lauree e non: un gran calderone di persone con la propria
identità, con la propria vita e “data di scadenza”.
È
indubbio che il denaro costituisca, assieme alla possibilità di
decidere per sé e per gli altri, una grande attrazione: per ognuno
di noi. E spesso la nostra vita, il nostro lavoro è orientato per il
raggiungimento di tali obiettivi. Tra l'altro sono i più
pubblicizzati e promossi dal nostro sistema. Giorni fa ho ascoltato
in una intervista televisiva Mario Monicelli che, ad una domanda
degli intervistatori su quale fosse il tabù del nostro tempo, ha
risposto dicendo: “l'onestà, a tal punto che oggi è sconveniente
parlarne, se non in circoli chiusi o con i bambini”.
Ne sono
rimasto colpito perchè ho riconosciuto tale affermazione come vera.
Per
noi, miseri mortali, si pongono quindi due scelte possibili: la prima
suggerisce il “massimo profitto” ad ogni costo e nel minor tempo
possibile (ovviamente) – atteggiamento molto attuale.
La
seconda, quella del “relativizzare”, ci propone un orizzonte più
ampio, del non misurabile, del benessere interiore, del sorriso, dei
valori umani.
Porta
stretta, strada impervia, profumo di fiori contrapposto ad oggetti
tangibili: una dura battaglia quotidiana e personale.
La
domanda allora sorge spontanea: ma sono proprio due scelte
contrapposte, oppure c'è una relazione tra di esse ? Una è in
funzione dell'altra ? E se sì, in che modo ?
Personalmente,
questa semplice e terrificante domanda mi alleggerisce l'animo e mi
rallegra.
Editoriale del n. 17 di BiologicamenteCasa (marzo 2009)
Editoriale del n. 17 di BiologicamenteCasa (marzo 2009)
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