I programmi
elettorali spesso si lasciano scrivere; per definire il proprio
Programma ogni parte politica trova un equilibrio tra “idee
fattibili” e “idee populiste”, cioè quelle che fanno colpo
sulle persone, che giocano su aspettative a volte legittime ma
oggettivamente irrealizzabili, con il solo scopo di riuscire a
vincere le elezioni.
Ogni parte politica
sceglie quanto è importante vincere a tutti i costi, “tanto poi si
vedrà”, o quanto è importante governare bene, se si vince. La
seconda scelta obbliga a fare programmi “fattibili”, presuppone
quindi un maggiore rischio iniziale, ma decisamente una maggiore
affidabilità della coalizione nella auspicabile successiva fase amministrativa.
C'è da dire poi che
tra le “idee fattibili” una parte verrà realizzata ed una
parte si scontrerà con le difficoltà amministrative, procedurali,
burocratiche e con le tempistiche, a volte lunghe, dei processi
decisionali pubblici: quindi quelle idee rimarranno sulla carta.
Tra quelle che
verranno realizzate, credo di poter dire senza essere smentito, che alcune sarebbe meglio se non lo fossero perché a volte frutto di
decisioni avventate, elettorali, non pesate e discusse a sufficienza:
penso a scelte anche recenti.
Quindi, a conti
fatti, tolte dai programmi elettorali le idee populiste, le idee
fattibili ma bloccate dalle procedure e quelle di scarso spessore,
potremmo dire che ben poco di quello che viene promesso prima delle
elezioni “andrà in lavoro”, ma nonostante ciò bisogna dirle lo
stesso per dare un messaggio, per far capire quali sono riferimenti,
i pensieri che ronzano nella testa della coalizione che le propone.
Quello che invece
farà davvero la differenza sarà la competenza, l'affidabilità,
l'esperienza e perché no, l'onestà, delle persone indicate per il
governo della città, congiuntamente al
Metodo
di lavoro.
Il Metodo di lavoro
è il punto nodale; in passato abbiamo visto spesso sindaci e
assessori comportarsi come dopo una partita di calcio, un derby: dove
ci sono vinti e vincitori. I vincitori comandano e impongono e gli
altri…
Senza considerare poi che il decisionismo autoritario non è
assolutamente sinonimo di buon governo, anzi spesso è il contrario.
Quest'anno
“comandare” dovrà essere sinonimo di “servire”, sostenere,
amministrare bene e con la gente.
Grado ha bisogno di
amministratori che non si chiudano nelle stanze del Palazzo dividendo
e spartendo, ma di persone che abbiano la disponibilità e la forma
mentale di aprirsi per parlare, discutere con la città, progettare le scelte
importanti in piazza su web, nei posti istituzionali e non.
L'Amministrazione che governerà dovrà avere l'umiltà di chiedere,
ascoltare e poi fare sintesi per il bene comune.
Solo in questo modo
riusciremo a definire un indirizzo per Grado per i prossimi anni:
progettare in modo condiviso è una necessità per definire una
Visione per Grado, studiarla nei particolari, farla diventare patrimonio comune e assicurare quindi che tale
impostazione venga perseguita per i prossimi 10/15 anni.
E ora parliamo di
Programmi !
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